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lunedì 17 gennaio 2011

Birolla, una birra fuori dal comune


Tra i sapori che ci guidano per il territorio comasco spunta quello più insolito che si configura nella Birolla. Nessun formaggio o salume, la Birolla è una birra alle castagne che si può gustare e acquistare a "Il Birrificio di Como".
Per saperne di più parliamo con Simone Orsenigo che introduce il tema con una doverosa premessa.


"Qui produciamo cinque birre presenti tutto l'anno e una birra stagionale che ruota con il variare delle stagioni. Quella alle castagne è naturalmente quella che produciamo in Autunno mentre per esempio in questo periodo si può gustare una birra affumicata e in Estate quella al frutto della passione. La categoria però esiste già da molti anni."

Da dove nasce l'idea di produrla?
L'idea nasce dal fatto che in corrispondenza delle stagioni si vuole cercare di creare delle birre sempre più particolari. La castagna è il frutto che per antonomasia identifica l'autunno e ad oggi ha un ottimo successo ed è una tra le birre più apprezzate. Questa è stata anche l'occasione per entrare a far parte del consorzio "sapori di terra sapori di lago".

Si può dire allora, che è un prodotto "made in Como"?
Le castagne che utilizziamo sono di queste zone e la birra è prodotta qui, all'interno del nostro birrificio. Non si può però definirla tale al 100% per via dei lieviti e malti utilizzati. In ogni caso essendo una birra artigianale viene prodotta in base alle tradizioni del posto.


Viene accompagnata da un piatto in particolare?
Il miglior modo di accompagnarla è senz'altro con le caldarroste, per le sue caratteristiche non è una birra adatta a primi e secondi e si apprezza meglio con dessert e formaggi.


Come si presenta al palato?
E' considerata una birra forte e corposa. Ha circa 6.9 / 7 gradi.


Da che anno è in produzione?
Abbiamo aperto il Birrificio l' 1 Luglio 2004 e quasi subito, all'incirca dopo sei mesi, è entrata a far parte delle nostre birre.


Che tipo di mercato\target soddisfa?
E' una birra da intenditori ma allo stesso modo adatta ai palati di una clientela che vuole soddisfare la curiosità di provarla. La nostra birra poi è riuscita ad attraversare anche l'oceano è giunta infatti negli Stati Uniti, più precisamente nella costa Est.


Come mai questo grande successo anche oltre oceano?
C'è una ricerca sempre maggiore verso categorie di birra particolari e specialmente l'America sta sviluppando grande interesse nei riguardi delle birre Europee e Italiane. La ricerca in questo senso è orientata alla particolarità tralasciando quindi le classiche "chiare".


Infine, qualche spunto per degustarla al meglio?
A casa in compagnia di amici, caldarroste e il bicchiere giusto.

domenica 16 gennaio 2011

Resca: goloso simbolo comasco

Tra i dolci non può certamente mancare il dolce simbolo della città di Como: la "Resta".
Ad accoglierci con grande simpatia e disponibilità è Milo, uno dei proprietari della pasticceria Luisita di Via Dottesio che comincia subito con le origini. "Resta da resca, lisca di pesce" spiega, e continua "dolce dalla forma ovale caratterizzato da un bastoncino".

La leggenda racconta che intorno all'anno 1820 in una modesta osteria sul Lago di Como, dei pescatori erano riuniti a festa. L'oste preparando il dolce si accorse di aver sbagliato la dose del lievito per cui la pasta era debordata. Cercando di fermare la crescita dell'impasto prese un bastoncino di fascina e con l'aiuto del coltello l'annegò nell'impasto stesso. Rivoltò la pasta che fuoriusciva dai bordi seguendola trasversalmente finché non rientrò tutta nel tegame. Il proprietario precisa poi come altre fonti sostengano invece che il bastoncino sia caduto accidentalmente e che è impegno sentito dalla pasticceria Luisita quello di tener fede alla passione per la genuina produzione artigianale e il voler mantenere viva questa tradizione, impegno testimoniato anche dai semplici ingredienti contenuti dalla Resta, ossia: farina, acqua, burro, lievito naturale, uova, zucchero, frutta candita e/o secca, miele.

Il dolce era tradizione produrlo e consumarlo per Pasqua mentre oggi è possibile gustarlo in quasi tutti i periodi dell'anno, ed è proprio la Pasqua l'elemento fondante per il nome e la forma del prodotto: il pesce era uno dei simboli per i cristiani ed è la lisca del pesce, la resca che è simboleggiata dal bastoncino a suggerire il nome al dolce comasco.
Quest'ultimo che può essere di  ciliegio o ulivo (come ulteriore richiamo alla festa pasquale) è diventato insieme al dolce non solo il simbolo della città ma una preziosa parte di Como che il turista può portare con sé.

sabato 15 gennaio 2011

Itinerario 7: "Consorzio Agrario di Como"

Una delle maggiori garanzie della tipicità dei prodotti è data dall'acquisto diretto che avviene tra produttore e consumatore senza intermediari. Tuttavia vi possono essere cause, quale la mancanza di tempo o simili, che impediscono l'acquisto direttamente alla fonte della produzione. Per ovviare a questo problema è possibile recarsi presso il Consorzio Agrario di Como, dove si possono rintracciare una molteplicità di prodotti dalla varia natura in cui la genuinità e tipicità sono assolutamente garantite.
 
Al suo interno possiamo trovare un' area esclusivamente dedicata ai prodotti  tipici e tradizionali di Como e provincia dove il turista non corre il rischio di uscire a mani vuote.
A disposizione del cliente vi è uno staff  preparato sull'argomento ed è proprio Stefano Tognetti ad accompagnarci in un tour ricco di sapori.
Non mancano tra i salumi il salame di testa e la mortadella di fegato così come i salami nostrani, poi ancora formaggi, confetture, vini e esposto in bella vista sul bancone il Vespetrò. Poi ancora Missoltini e dolci.
Al miele è stato dedicato un'intero scaffale dove spiccano quello di Castagno e quello d'Acacia, pianta di origine africana che una volta importata nella provincia è riuscita ad adattarsi al meglio offrendoci questo nettare degli dei.

venerdì 14 gennaio 2011

Pronti per la Giubiana?

E' l'ultimo Giovedì del mese di Gennaio che in alcune piazze comasche i cieli vengono illuminati di un caldo color rossastro dato dai roghi accesi per ardere la Giubiana, fantoccio vestito di stracci, e i suoi  roghi quando si festeggia quel giorno, cambiano significato in base alla località.
 Naturalmente la premessa non è un caso perchè anche quest'anno numerosi saranno i roghi accesi Giovedì 27 e Sabato 29.
E mentre la Giubiana brucia, non può mancare sulle tavole il risotto giallo con la "luganega" una salsiccia tipica che è anch'essa protagonista di una tra le leggende: si narra infatti che la Giubbiana fosse una strega magra con gambe lunghe che viveva nel bosco e grazie a queste sue lunghe gambe, per spostari, passava da un albero all'altro senza mai toccare terra ed era proprio l'ultimo Giovedì del mese di Gennaio quando andava in cerca di qualche bambino da mangiare.
Una mamma premurosa, per proteggere il proprio figlio, preparò il risotto con la luganega e lo mise sulla finestra. Successe così che la strega catturata dal sublime profumo cominciò a mangiarlo in gran quantità senza accorgersi dell'arrivo del sole che la uccise.
A Cantù invece, i festeggiamenti li si fanno risalire a un leggenda poichè non sono pervenute fonti storiche scritte dell'accaduto.
Si racconta che settecento anni fa, una splendida donna bussò a uno degli ingressi di Canturio, l'attuale Cantù, dove padre Lorenzo aprì inconsciamente la porta della città scambiando tale donna per la Madonna. Ipnotizzato il frate, guardandolo negli occhi, si fece consegnare le chiavi della città e le diede ai Visconti che si appropriarono dell'intera Canturio.
Le leggende che ruotano intorno a questo personaggio sono tante ma quel che è certo è che ogni paese ne mitizza l'esistenza con ardenti e imponenti fiamme che bruciano i mali dell'inverno e il passato sfortunato per un futuro più felice. Un esempio? Ecco i programmi di Albavilla , Cantù e Canzo.

giovedì 13 gennaio 2011

Itinerario 6: "lungo l'Alto Lago da DONGO a GERA LARIO"

I paesi dell'Alto Lago godono di una produzione che  si concentra quasi esclusivamente su formaggi e salumi.
Gera Lario che vanta una ricca storia e meta di questo percorso sorge su una piana alluvionale dominata dai monti della catena Mesolcina meridionale e offre: formaggio magro, grasso, semigrasso, burro e farine di mais di antiche varietà.
Andando con ordine, partendo da Dongo si trovano formaggio fresco e ricotta.
Stazzona offre formaggio magro, semimagro, Semuda, Zincarlin, burro, caprini freschi e stagionati, formaggio grasso quadro e caciotte.
A Consiglio di Rumo: piccoli frutti, confetture, uova, miele e salumi mentre a Gravedona: carni bovine e suine, salami, salsicce, salsiccetta, cotechini, salamelle, pancetta, coppa, culatello, bresaola, mortadella e salame di testa.
Sulla Valle di Gravedona, sorge il successivo paese: Peglio, dove specialità sono i caprini freschi e stagionati, formaggi di capra, formagella grassa, formaggi misti di vacca e capra, Semuda, salami, salsicce, salame di testa, mortadella e Violino di capra.
A Domaso: vino, grappa e olio mentre a Sorico, il paese confinante con Gera Lario: caprino fresco e aromatizzato, caprino stagionato, ricotta di capra, caciotta stagionata di capra, stracchino di capra, cacciatori, mortadella di fegato, coppa, salame di testa, cotechini, salami, prosciutto, salami di capra, cervo, asino e cavallo, bresaola di manzo e cervo, Semuda e miele.

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mercoledì 12 gennaio 2011

Pan Mataloc: un passato non più lontano

Nel punto in cui  il lago di Como si divide nei due rami sorge Bellagio dove scorgiamo tra i prodotti che offre un dolce color ambrato scuro come il riflesso del sole all’imbrunire nell’ombra del lago. Pur essendo generato da prodotti della terra come farina, latte, burro, uova, noci, nocciole, mandorle, canditi e fichi secchi era destinato al lago, perché questo dolce molto nutriente veniva preparato dalle massaie  per i pescatori che al mattino presto trainavano in acqua la propria barca per gettare le  reti e affrontare con notevole sforzo qualsiasi avversità.

E' questo quello che ci racconta lo staff della fabbrica dei Nocciolini di Canzo. A differenza di altri dolci l’impasto creato e manipolato da sapienti mani, conserva in sé una grande caratteristica: il dolce rimane di una consistenza soffice per giorni non solo al tatto ma anche al palato consentendoci di assaporare ogni ingrediente. Questo buonissimo pane dolce è stato tramandato fino ai nostri giorni anche se con qualche lieve modifica, infatti la ricetta tradizionale prevedeva esclusivamente farina bianca che in alcune preparazioni al giorno d’oggi viene accompagnata da farina integrale di segale. Ancora prima di assaggiarlo si viene rapiti dall’avvolgente profumo che ci permette di pregustare i sapori di ogni singolo ingrediente  trascinando con sé i nostri sensi in una antica cornice di un passato che grazie a questo dolce non sembra essere poi così lontano.

martedì 11 gennaio 2011

Itinerario 5: "lungo il Triangolo Lariano da COMO a BELLAGIO"

Si sa, Como e Bellagio sono due perle di questo territorio e non vi è turista che passando da queste parti non decida di visitarle. Il panorama è incantevole e la cucina non si smentisce di certo.
Lungo l'area denominata Triangolo Lariano, a Torno, subito dopo Como, si producono: caprino fresco e stagionato, caciotta di capra e confettura; dagli allevamenti si possono acquistare carni bovine, ovine e caprine.
Anche la produzione di Nesso è prettamente orientata ai formaggi e derivati.
A Lezzeno invece, divisa in numerose frazioni dove sorgono parecchie chiese e luoghi di culto di antiche origini si trovano: Missoltini e pesce fresco di lago.
Giunti all'attesa meta, Bellagio invita a degustare: miele, olio, Missoltini, filetti di pesce di lago essicati, carpioni di lago, patè di lago e ravioli di pesce.

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lunedì 10 gennaio 2011

TRADIZIONI #2: il TOCH e il RAGEEL

Simbolo per eccellenza della semplicità da cui è nata la cucina Lariana, la Polenta trova le sue origini in un contesto di miseria.
Nata per sfamare le bocche dei più poveri è ad oggi piatto identificativo di un intera popolazione, tanto da trasfigurarsi nella sua etimologia e tramutarsi in aggettivo per indicare gli abitanti nordici, i cosiddetti "Polentoni".

A lungo sostituita al pane, presenta una quantità ingente di varianti e il Toch è una di esse.
Appartenente alla tradizione di Bellagio, il Toch ha derivazione contadina poichè formaggio, burro e farina, suoi ingredienti, erano prodotti contadini. Questo piatto era tipico delle feste tra le quali battesimi e matrimoni e la tradizione stessa voleva che fosse consumato in un paiolo posto al centro della stanza ed i commensali tutti intorno. Il nome deriva dall'usanza di prendere la polenta con le mani e farne delle palline da portare alla bocca.

Pur essendo una ricetta difficile non manca chi in casa prova ancora a rivivere gli stessi sapori della tradizione, sapori che si possono gustare ancora in alcuni ristoranti della zona che mantengono fede sia alla ricetta originaria sia alla convivialità del suo consumo, che la prevede accompagnata da Missoltini o gallina bollita; un esempio di questi è il ristorante "La Genzianella" a Monte San Primo.
Una volta terminato il Toch, all'interno del paiolo veniva e viene realizzato il Rageel. Quest'ultimo sfrutta i residui di Toch rimasti insieme a chiodi di garofano, cannella e vino. Tolto dal fuoco ed esaurito l'alcool che è evaporato dopo che lo stesso paiolo incendiato crea effetti scenografici, viene nuovamente posto al centro del locale e con un mestolo si versa in una ciotola in legno che i commensali a turno sorseggiano. Tra i suoi maggiori meriti, oltre alla bontà, vi è la capacità di esaltare lo "stare bene in compagnia" creando allegria e informalità.

domenica 9 gennaio 2011

Da Agoni a Missoltini, garantisce Gustavo

In quel magico e silenzioso mondo sommerso padroni indiscussi per la loro fama e bontà sono gli Agoni che dopo un complicato processo di essicazione si trasformano in Missoltini.
Questo pesce entra nella storia comasca fin dal medioevo, infatti la regolamentazione di tale pesca era già presente in quel periodo e la sua storicità è documentata anche dalla loro presenza  in un mosaico presso il battistero romanico di San Giovanni sull'Isola Comacina.
Viene pescato nel periodo di Giugno e Luglio con diverse tecniche per poi essere trasformato: una volta pescato viene sviscerato e passato nel sale e dopo un eventuale taglio dorsale vengono passati al lavaggio e all'essiccamento all'aria aperta. Dopo qualche giorno vengono messi nelle missolte (da qui il nome Missoltini) procedendo alla pressatura alternando i pesci con foglie di alloro.
Così compressi i Missoltini secernono i grassi che contengono, esaltando il sapore e il gusto di uno dei piatti più prelibati della cucina lariana. 

 
Gli Agoni e Missoltini sono solo alcune delle numerose ricchezze che il lago di Como offre e come tali sono tutelate mediante un marchio di qualità: "Gustavo pesce di lago" volto a proteggere il consumatore e gli stessi pescatori  rendendo più riconoscibile al mercato il pescato che viene  trattato secondo norme igeniche sanitarie di qualità. Simboleggiato da un pesce persico, Gustavo si fa promotore di un progetto di tutela di tutte le specie ittiche dei laghi insubrici, di cui il Lario è appartenente ma questo non è l'unica finalità garantita dal marchio creato. Accanto ad esso vi è un obiettivo di studio verso le peculiarità chimico-fisiche dei laghi e gli aspetti socio-economici legati alla vendita dei pesci insubrici. Altro obiettivo prefissato è la valorizzazione della biodiversità e degli ecosistemi dei laghi, finalità che si concretizza sul piano pratico con la realizzazione di habitat lacustri sommersi. E' dunque evincibile come questo marchio rappresenti una vera garanzia, conscessa ai pescatori che operano sul lago di Como e alle pescherie ed ai ristoranti che ne usano i prodotti, per riconoscere i prodotti ittici del territorio Lariano.

sabato 8 gennaio 2011

Suino, il Re del tagliere: Salame di testa e Mortadella di fegato

I veri buongustai sanno che molte volte non bisogna fermarsi davanti all'apparenza, al nome della pietanza o del prodotto per assaporare delle vere prelibatezze, concentrati di sapore, di gusto e genuinità.
Questa premessa è adatta per uno dei salumi che caratterizzano la nostra provincia: il salame di testa.
Raggiunti al telefono, all'azienda agricola "La Grangia" ci spiegano che questo particolare salume "è sempre stato creato dalle mani dei contadini di questa zona" e come si sà, del maiale non si butta via niente.
All'apparenza sembra un comune salame ma come ci suggerisce il nome viene fatto con spolpi e varie parti della testa del suino che poi successivamente viene insaccata in budello naturale. Il proprietario sottolinea che più grasso c'è più questa prelibatezza sarà saporita.
"Il salume può essere degustato in due modi, anche in base alla tipologia del salume stesso" continua, "nel caso in cui tra i suoi ingredienti ci sia la cotica, questo prodotto viene consumato dopo previa cottura e nel caso in cui non sia presente, può essere consumato crudo come un semplice salume".
Altro salume tipico è la mortadella di fegato che si presenta come una piccola zucca e sempre il proprietario dell'azienda agricola sopra citata ce ne parla.
Asserisce: " il suo contenuto è: carne di suino, ovviamente fegato, triti di bianco, pancetta; gli ingredienti che la caratterizzano variano da produttore a produttore e sono: aromi, sale e spezie che vengono lasciati in infusione nel vino rosso e poi filtrati."
Anch'essa può essere consumata cruda dopo una breve stagionatura oppure una volta terminata la cottura; la stagionatura può durare un trenta-quaranta giorni in cantina e se dopo questo periodo non viene consumata viene conservata in recipienti di coccio detti "terragne".

venerdì 7 gennaio 2011

Vespetrò: prestigio di ieri e di oggi del Triangolo Lariano

A Canz, Canzo, il paese più settentrionale della Brianza, in molti sono a ricordare il tradizionale Vespetrò e tra questi, c'è anche chi lo fa rivivere.
 Le citazioni nella guida turistica Baedeker a metà Ottocento come attrazione turistica gastronomica e una poesia dedicata da Sthendal sono i più vecchi apprezzamenti che il Vespetrò può vantare ma gli elogi ad oggi hanno anche una veste più informale infatti sono numerosi nel web i siti che dedicano alla ricetta ampio spazio elogiandone anche il preparato più casalingo.


L'antico liquore dal colore giallognolo altro stendardo della tradizione di Canzo e rinomato in tempi passati, trova a tutt'oggi approvazione in Francia luogo da qui probabilmente ha origine come liquore preparato dai militari Savoiardi per allietare le operazioni militari.
La produzione Lariana la si deve al farmacista Canzese Scannagatta che ne perfezionò la ricetta nel secolo scorso e lo imbottigliò. La ricetta, segreta, è un'infusione di coriandolo, anice, scorze d'arancia e finocchio.


La bevanda fu fino al 1960 venduta in bottiglie di vetro allungate e terminò nel 1991 ma la sua assenza dal mercato durò poco, nel 2008 infatti riapparse grazie alla famiglia Gandola che con attenzione seleziona oggi tra le erbe Lariane i suoi ingredienti riconducendo il Vespetrò al suo antico splendore.

Itinerario 4: "lungo la Val d'Intelvi da COMO a MENAGGIO"

La città di Menaggio è ampiamente conosciuta per le bellezza del lago su cui sorge e per gli scorci panoramici che li si specchiano. Menaggio però è molto di più ed è proprio il lago, inesauribile risorsa, a regalarle ancora una volta lustro: pesce fresco, Missolitini e trote affumicate sono le sue specialità ittiche.
Prima di raggiungere questo splendido centro tutto da visitare, la strada ci obbliga ad attraversare Cernobbio e Tremezzo dove rispettivamente tipici sono: la produzione di miele nel primo e formaggio fresco, semigrasso, grasso quadro,ricotta, burro, yogurt, carne bovina, salami, salsicce, cotechini, mortadelle e pancetta, nel secondo.
A Carate Urio, interessante per la ricchezza di resti di età romana, si trovano: formaggella fresca di capra, primo sale di capra, formaggella stagionata di capra, ricotta di capra, formaggio frasco di vacca, miele millefiori e carne di capra.
Proseguendo, anche la successiva cittadina di Schignano è grande produttrice di latticini con la sola differenza che è possibile acquistare anche Zincarlin con pepe e peperoncino e formaggio quadro cremoso.
Formaggi e derivati del latte sono poi presenti anche a Castiglione Intelvi e ad Argegno.
Argegno, un' altra meraviglia del lago può essere una meta apprezzabile per il suo grazioso borgo e per il pesce del lago tra cui spiccano Missoltini e pesce in carpione.

mercoledì 5 gennaio 2011

Tradizioni #1: RUSUMADA

Il cielo è grigio sulla Brianza e il termometro è sotto lo zero.
Chissà se a qualcuno sarà tornata alla mente la Rusumada ci domandiamo e chiedendo informazioni a riguardo sembrerebbe di sì.
Antico ricostituente usato prettamente nella stagione invernale come prevenzione dalle malattie da raffreddamento, un tempo, d'estate, veniva offerto a chi lavorava nei campi.
L'uovo è il suo protagonista principale e la ricetta della Rusumada o Rosumada (sì, perché il nome cambia in base alle varianti di dizione dialettale) la vuole composta da zucchero, vino, che un tempo si era soliti usare freddo, o in alternativa acqua o latte.
Questo "tonico" dal colore rosato viene realizzato con un attrezzo apposito: la "machineta de la Rusumada", utensile da cucina immancabile da queste parti e preparata con o senza vino il modo migliore per accompagnarla sono i biscotti.

martedì 4 gennaio 2011

Matoch: buono da matti

Uova, farina, lievito, zucchero, burro, sale, mandorle, amaretto, miele e fichi sono i protagonisti che compongono il gusto del Matoch. Basta digitarne il nome in rete che si crea una vera esplosione di informazioni.
Subito dal sito della Pro Loco di Olgiate Comasco, paese di cui il dolce è originario sappiamo giorno e ora in cui è nato: domenica 8 dicembre alle ore 17.
Correva l'anno 2002 quando è stata scritta un'importante pagina della storia della città si intuisce, mentre con chiaro orgoglio un membro dello staff della pasticceria Ghielmetti ci fa sapere:" il creatore è proprio il signor Alberto, il proprietario."
"In quell'anno era stato indetto dalla Pro Loco un concorso per eleggere quello che sarebbe poi diventato il dolce tipico del paese" ci spiega apprestandosi a mostrarci il dolce già all'aspetto goloso mentre una cliente ci conferma la sua bontà e ci racconta come il nome sia riconducibile "all'essere matti".
Mentre i fichi riportano alla memoria la pianta cresciuta sul campanile della chiesa, il nome è legato alla liberazione dalla pazzia ad opera di San Gerardo.
Il dolce poi è stato battezzato dagli Olgiatesi stessi chiamati a votare tra una rosa di tre nomi: "Ul matt", "Gerardino" e "Matoch" e ad oggi lo si può trovare in sei esercizi commerciali del paese aspettando, come si augurano ad Olgiate, di poterlo far conoscere sempre più.

lunedì 3 gennaio 2011

Itinerario 3: "lungo le Colline e Pianura Comasca da COMO a BIZZARONE "

Continuando con i percorsi possibili e percorribili lungo la zona denominata Colline e Pianura Comasca specialmente se interessati alla degustazione o acquisto di formaggi si può proseguire alla volta di Bizzarrone, confinante con la Svizzera.
A Gironico, subito dopo Como, apprezzabili sono: formaggio fresco, primo sale, caprino fresco, formaggio grasso, mozzarella, fior di latte, ricotta, formaggella, Zincarlin, burro, panna e mascarpone. Tappa seguente è Drezzo, dove a primeggiare è il miele, più avanti invece troviamo Ronago, quì tipici sono: formaggio fresco, magro, semigrasso, grasso, mozzarella, crescenza, ricotta, Semuda, Casoretta, Zincarlin, yogurt, burro, salumi (salsiccia, vaniglia, salamelle, pancetta, coppa, bresaola, mortadella di fegato) è invece possibile trovare piccoli frutti presso Uggiate Trevano. Il termine del percorso è segnato dall'arrivo a Bizzarrone, il paese di Sant'Evasio, che è ricco di formaggi freschi, semigrassi, grassi, Casoretta, Zincarlin, burro e piccoli frutti.

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domenica 2 gennaio 2011

Miascia: non solo torta della festa

Al giorno d'oggi il dolce è un piatto che comunemente si trova sulle nostre tavole a conclusione del pasto a differenza del passato. Un tempo questo non veniva servito solitamente come ultima portata ma poteva sostituire l'intero pasto, aumentando l'apporto energetico, o essere utilizzato come nutriente merenda.
Parlando di dolci è facile pensare al connubio con la parola zucchero mentre invece dalle ricette della tradizione si nota la povertà degli ingredienti legati solitamente dall'utilizzo di frutta secca o fresca per ottenere una base zuccherina, infatti l'uso dello zucchero era riservato alle tavole dei più ricchi.

Un dolce povero ma particolarmente apprezzato il cui nome varia da paese a paese è la Meascia, Miascia o Turta di paisan.
La torta in questione non è un vero prodotto tipico ma essendo una  vera golosità, testimoniata dal fatto che vanta anche di un gruppo su facebook, è facile trovarla sulle tavole della Brianza e dintorni.
Numerose sono le varianti in cui la si può apprezzare, modifiche dovute al fatto che questo dolce non è radicato e tipico di un unico paese bensì si estende quasi e ben oltre la provincia.

E' una "torta casalinga" dove l'ingrediente centrale è il "pan poss", il pane raffermo. Tra le ricette (questa è una tra le tante) c'è chi la prepara con la farina bianca insieme a quella gialla, chi la preferisce con cacao in polvere e fichi secchi e chi ancora aggiunge amaretti sbriciolati e scorze di limone. Solitamente è guarnita con pinoli, può avere sia forma rotonda che rettangolare e può essere accompagnata da rossi amabili o liquorosi.

Il nome torta paesana deriva dal fatto che un tempo veniva preparata durante il giorno della festa del paese e anticamente veniva cotta in forni comunitari utilizzando il pane che fino a prima della preparazione era conservato nella tradizionale "panadura".

sabato 1 gennaio 2011

Nocciolini: piccola grande bontà


Canzo, tipici sono dei biscottini friabili al gusto di nocciole e una volta entrati alla fabbrica dei Nocciolini, questo il loro nome, si intuisce subito come l'azienda ritenga importante "garantire la semplicità dei dolci casalinghi e la qualità che può offrire una produzione moderna. Il giusto connubio tra storia, tradizione e innovazione." I Nocciolini di Canzo sono riconosciuti come prodotto agroalimentare tradizionale della Lombardia e prendono corpo da farina, nocciole, albumi montati e zucchero. Venduti in alcune pasticcerie del paese vedono Citterio come il più celebre produttore partito inizialmente con un piccolo laboratorio che con gli anni cresce e diventa
Il 1922 è l'anno in cui Citterio comincia la produzione dei Nocciolini ed è da un secolo che l'azienda segue le tradizioni dei dolci tipici come questo scegliendo con cura le materie prime e selezionando le migliori marche sul mercato.